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Figli che salvano le mamme dalla violenza del padre




Figli che salvano le mamme dalla violenza del padre

Figli che salvano le mamme dalla violenza del padre

Il caso delle bimbe di Reggio Calabria che salvano la mamma dal padre violento


In un periodo particolarmente delicato quale quello attuale, in cui il fenomeno del femminicidio è balzato, purtroppo e ancora una volta, agli onori della cronaca nazionale, appare meritevole di attenzione un episodio avvenuto a Reggio Calabria il 25 novembre e che ha visto protagoniste tre sorelline di 12, 10 e 8 anni.
Queste ultime, difatti, hanno attirato l’attenzione della polizia sventolando un foglio bianco con la scritta “help”, salvando, di fatto, la propria madre dall’ennesima aggressione posta in essere dal marito, questa volta per impedirle di andare a lavorare.
Davvero un gesto coraggioso da parte delle tre piccole sorelline le quali, nonostante lo spavento, hanno dapprima composto il numero d’emergenza e passato il telefono alla donna e poi, per agevolare l’intervento delle forze dell’ordine, hanno sventolato dal balcone un foglio bianco con la richiesta d’aiuto.
L’uomo, arrestato in flagranza di reato, era stato già protagonista di episodi di violenza in passato, avendo anche scontato in passato anche una misura di divieto di avvicinamento.
Sempre a Reggio Calabria e, paradossalmente, nella stessa giornata, si è verificato un altro e deplorevole episodio di violenza da parte di un uomo di 38 anni che ha aggredito la propria compagna dinanzi ai figli di due e sei anni.
Anche in questo caso, solo l’intervento del figlio ha consentito alla mamma di sfuggire all’aggressione e chiamare le forze dell’ordine.
L’uomo, rintracciato a bordo della sua auto, è stato arrestato poco dopo, anche in seguito alla denuncia della donna, nell’ambito della quale quest’ultima ha raccontato di aver subito violenze anche di natura sessuale e di essere stata costretta ad interrompere qualsivoglia rapporto con parenti e amici.
Queste donne, dunque, sono state salvate dai propri figli, bambini innocenti che hanno mostrato un grande coraggio.
Tuttavia, non spetta a loro mostrare questo coraggio, anzi proprio i bambini rappresentano le ulteriori vittime di questa escalation di violenza che sta interessando il nostro Paese.
Ebbene, proprio a tutela e a difesa dei bambini è intervenuta una recente sentenza della CEDU, la quale ha condannato l’Italia per la violazione dell’art. 8 della Convenzione europea sui diritti dell’uomo – diritto al rispetto della vita privata e familiare – secondo cui “ …ogni persona ha diritto al rispetto della propria vita privata e familiare, del proprio domicilio e della propria corrispondenza. Non può esservi ingerenza di una autorità pubblica nell’esercizio di tale diritto a meno che tale ingerenza sia prevista dalla legge e costituisca una misura che, in una società democratica, è necessaria alla sicurezza nazionale, alla pubblica sicurezza, al benessere economico del paese, alla difesa dell’ordine e alla prevenzione dei reati, alla protezione della salute o della morale, o alla protezione dei diritti e delle libertà altrui…”.
Una sentenza che possiamo definire storica e che, il condizionale è d’obbligo, potrebbe cambiare il destino e il futuro del diritto di famiglia italiano.
Difatti, per la prima volta, una sentenza di natura europea ha dichiarato che i Tribunali italiani, imponendo alle madri l’obbligo di portare i propri figli agli incontri protetti con un padre violento, violano il suindicato art. 8 della Convenzione, interferendo nei diritti al rispetto della vita privata e familiare delle vittime di violenza domestica e, di fatto, turbando l’equilibrio psicologico ed emotivo dei bambini, costretti ad incontrare il proprio genitore violento.
Un segnale forte che, ci si augura, imponga ai Tribunali italiani maggiore attenzione e, soprattutto, maggior prudenza a definire “genitori non collaborativi” le donne vittime di violenza domestica che, al fine di proteggere i propri figli, si oppongono ad un affidamento condiviso con uomini aggressivi e protagonisti di episodi come quelli di Reggio Calabria.

(Elda Panniello)

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