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La gogna pubblica, come nel caso della ristoratrice, configura un’ipotesi di reato?




La gogna pubblica, come nel caso della ristoratrice, configura un’ipotesi di reato?

La gogna pubblica, come nel caso della ristoratrice, configura un’ipotesi di reato?

Giovanna Pedretti, una normale ristoratrice di Sant’Angelo Lodigiano, paese di quasi tredicimila abitanti in provincia di Milano, l’11 gennaio 2024 pubblica sul profilo della sua pizzeria lo screenshot di una recensione con commenti omofobi e offensivi nei confronti dei disabili. Fin qui nulla di particolarmente rilevante, se non per il censurabile contenuto della recensione. Il presunto cliente scriveva di non essersi trovato a suo agio “di fianco a dei gay”, nonché a “un ragazzo in carrozzina che mangiava con difficoltà”.
La risposta della ristoratrice, a difesa e tutela delle persone omosessuali e con disabilità, si concludeva con un invito a non tornare mai più nel suo locale alla luce di “queste bassezze umane”.
Non passa molto tempo e la vicenda viene commentata e condivisa su tutti i social e un unanime consenso travolge la ristoratrice che in pochissimo tempo diviene una sorta di paladina della giustizia e della diversità.
Questa improvvisa popolarità, però, pone la Pedretti sotto la lente d’ingrandimento di alcuni popolari influencer, i quali, difatti, rivelano non pochi dubbi sull’autenticità di quella recensione.
In poche ore la ristoratrice viene accusata di aver montato il caso ad hoc, una sorta di grande operazione di marketing in favore del proprio locale.
Come spesso accade, quindi, si scatena una reazione mediatica opposta, la Pedretti da eroina e paladina della diversità viene coperta di insulti e offesa di ogni genere, un attacco personale al quale probabilmente la ristoratrice non regge e, difatti, la stessa viene trovata morta qualche giorno dopo nei pressi del fiume Lambro.
Sul caso la Procura di Lodi sta indagando per istigazione al suicidio.
Ci si chiede, dunque, scatenare La gogna pubblica, come nel caso della ristoratrice, configura un’ipotesi di reato?
Esporre una qualsiasi persona alla pubblica derisone o scherno può costituire il reato di diffamazione, in particolare quando si lede la reputazione della vittima, in ogni ambito, lavorativo, sociale e familiare.
L’offesa alla reputazione, inoltre, configura il reato di diffamazione anche quando il fatto rappresentato è vero, ma le modalità di narrazione comportano un discredito evidente alla vittima.
In conclusione, la gogna mediatica pubblica non rappresenta reato se il fatto narrato e condiviso con una platea di persone, non comporta alcun danno alla reputazione della persona coinvolta nel fatto reso noto.
Nel caso di cronaca di cui ci si occupa nel presente articolo, la Pedretti, che non ha lasciato alcun biglietto, era uscita di casa all’alba con la sua macchina per dirigersi nei pressi del fiume Lambro, gli inquirenti stanno cercando di ricostruire, ora per ora, cosa è successo da quel momento fino al ritrovamento.
La figlia della ristoratrice ha accusato i social, in particolare Selvaggia Lucarelli, di aver “massacrato in via mediatica” la madre. Quel che è certo è gli investigatori stanno analizzando i numerosissimi lasciati sui social media nelle ore precedenti alla morte, in particolare quelli contraddistinti da critiche spietate e frasi d’odio, in una vicenda che sicuramente ha riacceso i fari sull’impatto che i social posso avere sulla vita delle persone.

(Elda Panniello)

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