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TRE PAESI DELLA PROVINCIA DI FOGGIA, CARLANTINO, CELENZA VALFORTORE E SAN MARCO LA CATOLA, STANNO PENSANDO DI CHIEDERE IL DISTACCO DALLA REGIONE PUGLIA PER PASSARE AL MOLISE




TRE PAESI DELLA PROVINCIA DI FOGGIA, CARLANTINO, CELENZA VALFORTORE E SAN MARCO LA CATOLA, STANNO PENSANDO DI CHIEDERE IL DISTACCO DALLA REGIONE PUGLIA PER PASSARE AL MOLISE TRE PAESI DELLA PROVINCIA DI FOGGIA, CARLANTINO, CELENZA VALFORTORE E SAN MARCO LA CATOLA, STANNO PENSANDO DI CHIEDERE IL DISTACCO DALLA REGIONE PUGLIA PER PASSARE AL MOLISE TRE PAESI DELLA PROVINCIA DI FOGGIA, CARLANTINO, CELENZA VALFORTORE E SAN MARCO LA CATOLA, STANNO PENSANDO DI CHIEDERE IL DISTACCO DALLA REGIONE PUGLIA PER PASSARE AL MOLISE

TRE PAESI DELLA PROVINCIA DI FOGGIA, CARLANTINO, CELENZA VALFORTORE E SAN MARCO LA CATOLA, STANNO PENSANDO DI CHIEDERE IL DISTACCO DALLA REGIONE PUGLIA PER PASSARE AL MOLISE.

Lo scorso anno si registrò anche la richiesta del Comune di Matera di distaccarsi dalla Basilicata per aggregarsi alla Regione Puglia. Qualche decennio fa si parlò anche di "Molsannio" e di "Moldaunia".

di Giuseppe Zingarelli

Una clamorosa iniziativa sollevò nuovi venti di secessione sul finire del 2024. Due ex senatori della Regione Basilicata, Corrado Danzi e Tito Di Maggio, peraltro cofondatori anche della Associazione "Terra d Otranto", nella mattinata del 10 ottobre 2024 presentarono ufficialmente una richiesta per decidere il passaggio della città di Matera, la famosissima "Città dei Sassi", dalla Regione Basilicata alla Regione Puglia. La richiesta venne corredata da ben 64 firme. La Costituzione italiana prevede e legittima di fatto questa richiesta. L' articolo 132, infatti, sancisce espressamente: "Si può, con referendum e legge della Repubblica, sentiti i Consigli Regionali, consentire che i Consigli che ne facciano richiesta, siano staccati da una regione ed aggregati ad un'altra". La richiesta di referendum invitava i cittadini materani a rispondere ad un interrogativo ben definito: "Volete che il territorio del Comune di Matera sia separato dalla Regione Basilicata per entrare a far parte della Regione Puglia?". Il Consiglio comunale di Matera avrebbe dovuto pronunciarsi entro 15 giorni sull'ammissibilità per materia e sulla formulazione del quesito, cossicchè entro i successivi 15 giorni la decisione del Consiglio comunale doveva poi essere comunicata ai proponenti, i quali, a loro volta, avrebbero avuto a disposizione 60 giorni per raccogliere le firme necessarie per essere validate entro 30 giorni dalla Segreteria comunale. Dopo tale espletamento, avrebbe potuto essere indetto il Referendum, precisamente, nei 120 giorni successivi alla presentazione delle firme. In passato, nel 2008, già si registrò la provocazione dell'allora consigliere provinciale, Sabatino Casulli, il quale, in sostanza, propose di distaccare la Città dei Sassi per annetterla alla Puglia. Circa 25 anni fa, agli inizi degli anni 2000, anche in Campania si registrò un'iniziativa simile. Venne "partorita" da alcuni amministratori dell'Ente "Provincia" di Benevento la proposta di chiedere il distacco del "Sannio" dalla Regione Campania, prospettando l'aggregazione alla Regione Molise. Detta unione territoriale avrebbe dovuto dar vita ad una regione allargata: il "Molsannio". Il dibattito, però, non ebbe molto seguito e si spense a distanza di breve tempo. La legge costituzionale n.3 del 2001 riscrisse interamente il titolo V della Costituzione, modificando l'assetto del governo territoriale, sovvertendo i tradizionali rapporti tra Stato centrale ed Enti periferici. Detta legge, in sostanza, ampliò "ipso facto" non soltanto le competenze ma anche i poteri legislativi delle Regioni. In virtù di tale riforma costituzionale, nel 2002, un ingegnere nativo di Venafro, in provincia di Isernia, Gennaro Amodeo, presentò il cosiddetto progetto "Moldaunia". Amodeo, illustrando con dovizia di particolari i reciproci benefici scaturenti dallo scorporo di un'intera provincia con una regione, prospettò il distacco dalla Regione Puglia dell'intera provincia di Foggia, la "Capitanata", o "Daunia", e la sua aggregazione alla Regione Molise. L' unione della "Daunia" al Molise avrebbe così originato una nuova macroregione: la cosiddetta "Molidaunia" o "Moldaunia". A differenza del teorico "Molsannio", il progetto "Moldaunia" fece registrare nel corso degli anni numerosi dibattiti, coinvolgendo esponenti politici foggiani e molisani. Tuttavia, anche in questa circostanza, non si riuscì a raggiungere una ufficiale richiesta referendaria. Nelle ultime ore i sindaci di tre paesi della provincia di Foggia, Carlantino, Celenza Valfortore e San Marco la Catola, nel rispetto del dettato costituzionale, potrebbero decidere di attivare gli iter necessari a richiedere il passaggio dei tre piccoli centri dalla Puglia alla provincia di Campobasso, privando in tal modo la provincia di Foggia dell'invaso di Occhito, uno dei più grandi invasi d'Italia. I tre paesini, la cui distanza al Molise è vicinissima, meno di un chilometro in linea d'aria e la cui popolazione è inferiore a tremila abitanti, sono invece abbastanza lontani da Foggia. Oltre 60 chilometri. "Appollaiati" sulle verdeggianti ed amene colline prospicenti le attigue montuosità della Regione Campania, la zona del basso Fortore sannita, da tempo Carlantino, Celenza Valfortore e San Marco la Catola avvertono che l'attesa delle loro aspettative di riscatto sociale, economiche e culturali sono state profondamente deluse, fortemente "tradite" e letteralmente mortificate. Tre comunità trascurate e totalmente abbandonate, vittime della miope e strabica politica carica di pompose ed evanescenti promesse di Bari e Foggia. Una politica che, ad onor del vero, non solo non è mai riuscita a dispensare loro servizi e mezzi per fronteggiare emergenze sociali ed economiche ormai insormontabili, ma non ha mai realmente fornito concrete risposte, neanche in minima parte, alle ataviche problematiche legate alle non semplici condizioni di vita di queste isolate zone collinari frontaliere, le cui condizioni socioculturali sono terribilmente segnate da grande precarietà. Pergiunta, diversi centri del subappennino dauno settentrionale e meridionale, oggi più che mai, continuano a sprofondare giorno per giorno, severamente afflitti e flagellati anche da un inesorabile "spopolamento" demografico che, impietosamente, non sta lasciando alcuna via di scampo a questi meravigliosi piccoli e fatati borghi di origine medievale, ricchi di fascino, storia ed antiche tradizioni agro-pastorali. Il "decremento" demografico interessò molti paesini montani della provincia foggiana fin dagli inizi degli anni '70. Il dilagare di questo triste fenomeno ebbe in realtà una causa ben definita: la totale assenza di una programmazione politica capace di attuare e di perseguire mirati e progressivi interventi di defiscalizzazione per incrementare gli investimenti sul territorio. Si sarebbe potuto creare e sviluppare in tal modo un solido ed armonico "sistema" di imprese che, sfruttando le immense risorse "naturali" presenti nel territorio dell'intera Capitanata, avrebbe garantito sviluppo, assicurato occupazione, innalzato gli standard di produttività e scongiurato l'emigrazione di moltissimi giovani della provincia di Foggia verso il nord Italia, evitando lo spopolamento demografico del territorio della Daunia. Se quel.sistema fosse sorto avrebbe evitato a molte famiglie di Capitanata di abbandonare la propria terra di origine. È mancata quindi dagli inizi degli anni 70 ai nostri giorni una politica che sostenesse e potenziasse i grandi investimenti finanziari che gli ottimi politici della provincia di Foggia erano riusciti a creare verso la fine deglinanni '50 e nel corso di tutti gli anni '60, facendo decollare la citta di Foggia e la Capitanata stessa. Oggi la città di Foggia, a sua volta, già da qualche tempo registra una consistente e preoccupante perdita di abitanti. Molti giovani emigrano nuovamente verso le città del nord, in particolare Milano, Bologna e Torino, in cerca di una più stabile e decorosa occupazione. Il comune di San Marco la Catola, già 43 anni fa, con una delibera consiliare, precisamente la delibera numero 78 bis, aveva espresso ufficialmente la volontà di staccarsi definitivamente dalla Puglia e di passare al Molise. L'allora sindaco sammarchese, il dottor Mario Cicchetti, per molti anni primario del reparto di pediatra all'ospedale "Cardarelli" di Campobasso, attivatosi in tal senso, il 12 maggio 1982, in presenza del dottor Felice Scarlato, all'epoca Segretario comunale del piccolo centro dei Monti Dauni, convocò il Consiglio comunale in sessione ordinaria ed in prima convocazione al fine di promuovere la discussione monotematica sull'argomento. Dopo una lunga, appassionata ed appofondita disamina, 13 dei 15 consiglieri comunali presenti in aula, cioè tutti i consiglieri partecipanti al dibattito, espressero all'unanimità parere favorevole di tagliare i ponti con Bari, Foggia e la Puglia, manifestando un fortissimo desiderio di aggregarsi definitivamente al Molise ed alla provincia di Campobasso. Quella storica decisione venne ben focalizzata dal Sindaco Cicchetti, all'unisono con tutti gli amministratori di San Marco la Catola, sia di maggioranza che di opposizione, con una motivazione ben circostanziata. La realizzazione del lago artificiale di Occhito e delle relative gallerie di adduzione dell'acqua alla "Piana del Tavoliere" nel territorio di Carlantino, avevano reso necessario espropriare i migliori terreni del "Fondovalle" del Fortore, causando problemi alle Amministtazioni comunali di San Marco la Catola, Celenza Valfortore e della stessa Carlantino. Molti contadini avendo subito gli espropri risentivano della mancanza di lavoro. Con la realizzazione dell'invaso, agli inizi degli anni '70, non si era provveduto a programmare un'economia alternativa a quella che il lago avrebbe "inghiottito" con le sue acque. Molta gente, contro la propria volontà, iniziò a preparare le valigie dell'esilio, emigrando alla ricerca di una nuova fonte di vita al Nord o all'Estero. I tre paeselli iniziarono a depopolarsi ulteriormente e all'economia attiva si sostituì un'economia assistenziale fondata sulle pensioni per gli invalidi e per gli anziani. I giovani contadini disoccupati che emigravano sostenevano le loro famiglie rimaste a vivere nei tre piccoli borghi, moglie, figli e gentori anziani, con i soldi guadagnati lavorando duramente lontano da casa. La realizzazione dell'invaso di Occhito e dello sbarramento in terrapieno provocò non solo il progressivo depauperamento demografico della zona, ma anche uno vero e proprio "stravolgimento" ecologico che generò la comparsa di una eccesiva umidità, la quale causò anche un sensibile aumento delle malattie reumatiche e dell'apparato respiratorio. Con il tempo le cose non mutarono. Le politiche locali peggiorarono e i contadini sammarchesi dovettero patire anche gli espropri per l' ampliamento e l' ammodernamento della SS17 Var Appulo-Sannitica, Foggia-Lucera-Campobasso. La zona a confine tra la Puglia ed il Molise avrebbe dovuto reggersi sul turismo, l'agricoltura e la piccola industria. Le cose però non decollarono affatto. Quelle zone con lo scorrere del tempo sprofondarono sempre più nell'isolamento sociale e culturale. Ciò portò queste tre comunità ad allontanarsi e a nutrire grande diffidenza nei confronti delle politiche di Bari, di Foggia e della Regione Puglia, facendo leva sulle notevoli affinità culturali, sociali, economiche e geografiche con i paesi dell'attiguo versante del Fortore molisano. La vicinanza nei collegamenti stradali con il capoluogo di Regione, Campobasso, meno di 35 chilometri, la lontananza con Foggia, il progressivo disinteresse dei rappresentanti politici pugliesi, la comunanza di problematiche socioterritoriali e soprattutto il fatto che in passato, Carlantino, Celenza Valfortore e San Marco la Catola già erano stati storicamente parte integrante del contado del Molise, portò al progressivo raffreddamento delle relazioni con Bari e Foggia. Gli abitanti di queste zone montane, inoltre, si accorsero nel tempo che la politica di Bari condizionava e influenzava molto, limitandola fortemente, anche la politica di Foggia, inducendola a trascurare volutamente ed a supportare blandamento lo sviluppo e le stentate produttività contadine di queste zone rurali situate verso le estreme propaggini della provincia foggiana, disperdendo peraltro anche le risorse e l'enorme patrimonio offerto dagli scenari paesaggistici di questi splenditi comprensori montani. Tutto ciò potrebbe ora diventare decisivo. I sindaci dei tre paesi ora potrebbere decidere la definitiva rottura con la Regione Puglia, attuando uno storico ritorno al Molise ed alla provincia di Campobasso.

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