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ForumPiscine 2019: qual è lo stato di salute del settore?

ForumPiscine 2019: qual è lo stato di salute del settore?




ForumPiscine 2019: qual è lo stato di salute del settore?

Dove va il settore delle piscine private e pubbliche? Quali sono le nuove mode in fatto di impianti acquatici e quali sono le nuove frontiere percorribili per portare sempre più avanti questa industria? Sono tante le domande che sono girate per i padiglioni della Fiera di Bologna in occasione della ForumPiscine 2019, l’evento di punta del settore giunto alla sua undicesima edizione, le solite domande che gli addetti ai lavori si pongono per fissare la direzione giusta per un settore economico che, dopo una passata fase di flessione, oggi è in ripresa.
 
Anche quest’anno i numeri della kermesse sono in crescita: 150 espositori, molti in arrivo dall’estero (20%) soprattutto da Spagna, Francia, Austria e Israele, 70 i momenti formativi con speaker di livello internazionale, e più di 7.500 operatori per la 20a edizione di ForumClub e l’11a di ForumPiscine. I momenti formativi hanno detto molto su quali siano i punti cardine sui quali si sta lavorando per rinforzare ancora di più l’economia delle piscine.
Il primo punto è la sicurezza. Nei workshop del Forum ce ne sono stati alcuni molto specifici sulle principali piaghe del settore come quello sul batterio della legionella, ma più in generale si è parlato dei canoni di sicurezza che vanno rispettati nella costruzione degli impianti e della necessità di andare a mettere in sicurezza gli impianti pubblici sul territorio che da tempo necessitano di un intervento. La sicurezza e tutti i discorsi derivanti non possono che prescindere da questa operazione.
Certo il problema non è solo la manutenzione se consideriamo che sul territorio c’è una piscina pubblica ogni 19 mila abitanti, che è molto meno rispetto ad altre realtà europee. Per dire, in Portogallo ce ne sono una ogni 5 mila abitanti, la questione quindi è anche la presenza di queste strutture sul territorio. Tra i workshop infatti si è parlato anche di rapporto tra pubblico e privato nella gestione di questi impianti complessi, non di meno la costruzione di nuovi potrebbe avere effetti estremamente positivi sul tessuto urbano.
Ma il pubblico è solo un aspetto del dibattito che ha riguardato il settore, in realtà focalizzato soprattutto sulla situazione degli impianti privati. Anche qui se guardiamo ai numeri siamo piuttosto indietro rispetto alla media pro capite europea: in Francia c’è una piscina privata ogni 105 abitanti, in Spagna ogni 116, in Italia ogni 850. Tutta colpa della depressione economica? Questa, allora, dovrebbe essere comune anche agli altri paesi e palesarsi nei numeri degli impianti.
In Italia per fortuna molte persone sono proprietarie dell’immobile in cui vivono, il 10% di queste abitazioni sono circondate da almeno 400 metri quadrati di spazio all’aperto (secondo una statistica di Assopiscine, associazione di riferimento nel settore), uno spazio più che sufficiente all’installazione di una piscina. A rigor di logica, compatibilmente con le proprie possibilità economiche, la costruzione di un impianto domestico è sempre un buon affare considerata la crescita del valore dell’immobile. Il cliente però ha bisogno di rassicurazioni.

Oggi l’offerta delle aziende può rispondere a qualsiasi genere di domanda e richiesta di personalizzazione. Si va dalle piscine economiche non interrate che si distaccano totalmente dai vecchi e scarni modelli per evolversi in soluzioni di design adattabili a varie superfici, a vere e proprie
piscine per case di lusso che presentano ogni tipo di comfort e possono essere personalizzate fino all’ultimo dettaglio. Ma il settore è talmente vario che trovano posto anche le piscine a sbalzo costruite sugli attici piuttosto che le biopiscine pensate per essere in totale armonia con l’ambiente circostanziale (addirittura con impianti di fitodepurazione).
Le idee ci sono, le occasioni pullulano, ma la manodopera costa: per alcuni impianti possono essere superati anche i 30 mila euro, una spesa che esige sicurezza, appunto. Innanzitutto, come si fa notare da qualche anno, esiste un buco normativo da colmare, quello della descrizione degli esatti profili tecnici che un’azienda devi dimostrare di poter mettere a disposizione prima di procedere. Per certe costruzioni possono essere necessari anche 5 o 6 figure professionali diverse, è giusto che il cliente possa distinguere agevolmente l’azienda a cui può affidarsi e che le altre investano in formazione per crescere all’interno del settore, e di conseguenza far crescere il settore stesso.

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